Risultato della ricerca: me medesimo
sassopiatto
Il Torrazzo di Cremona, situato accanto al duomo di Cremona, è il simbolo della città lombarda. Si tratta del campanile storico più alto d\'Italia. Da una lapide murata alla base del Torrazzo di Cremona si legge quella che per molto tempo è stata ritenuta l\'altezza del medesimo (250 braccia e due once cremonesi, che corrispondono a circa 110 metri). Secondo misurazioni successive l\'altezza è risultata pari a 112 m[1][2][3][4]. I gradini del Torrazzo sono 502.
Andrea Meneghel
Non sempre le cose vanno come vogliamo, e allora cerchiamo di concentrarci sulle nostre passioni, i nostri silenzi ... lasciamo spazio alle nostre paure che entrano sempre senza chiedere permesso; quando ho bisogno di staccare da tutto e dedicare tutti i miei pensieri a me stesso vado a fotografare; con me c\'è sempre mio fratello Marco Meneghel che per fortuna mia ha la mia stessa passione e la vive con il medesimo entusiasmo...questa foto l\'ho fatta alle 3:53 del mattino quando il sole ancora dormiva e le stelle nonostante l\'inquinamento luminoso lasciavano le traccie del loro scorrere nel cielo....dopo aver camminato in un bosco cosi tetro da far impallidire la strega di Hansel e Gretel, ecco le cascatelle della valle del Mis; 10 minuti di esposizione, 604secondi per l\'esattezza
mauriziot
.... che sposta velocemente le nuvole; questa foto è interessante perché è stata scatta il 27 novembre all'alba, pochi minuti prima delle 7, pressoché nel medesimo punto dove era stata scattata il giorno prima l'alba; la diversa forza del vento, i pochi minuti in più che hanno permesso al cielo di arrossarsi, il differente tempo di esposizione rendono le due foto completamente diverse tra loro. Bosco della Patanella, Orbetello, Novembre 2019
mauriziot
.... lo scorso anno ho fatto la medesima foto, con un obbiettivo più stretto, esattamente nel medesimo periodo; una foto che ha vinto molti concorsi; quest'anno la volevo migliorare. Non è stato possibile ..quest'anno la coloritura delle foglie è stata più lenta, meno intensa e le foglie, troppo secche, sono cadute prima. Il confronto tra le due foto è drammatico, pur avendo la foto di quest'anno una significativa maggior PP. Villetta Barrea, ottobre 2022
Amorvena
"Viviamo tutti sotto lo stesso cielo, ma non tutti abbiamo il medesimo orizzonte." Konrad Adenauer
mauriziot
... in bianco e nero; l'obbiettivo utilizzato è un 21 manuale a diaframma 8; la scelta del bianco nero è per drammatizzare la scena, leggermente e volutamente sottoesposta, e quindi anche la PP è conseguente; per diminuire le diversità tonali dovute all'alta intensità dell'illuminazione delle colonne si è realizzato un hdr (ovviamente anche altre tecniche consentivano di raggiungere il medesimo risultato). Tra gli scatti effettuati pubblico quello in cui è utilizzato un filtro a stella (anni '70) per le luci, scelta sicuramente opinabile; ciò per due ragioni: la prima per enfatizzare il tocco "vintage" della foto, la seconda per mostrare che alterazioni dell'immagini si sono sempre fatte, anche con molteplici mezzi, anche quando non esisteva il digitale. Commenti e critiche sempre graditi. Un saluto. mt
en.giuliani
La cripta del duomo di Salerno è di grande valore artistico e custodisce le spoglie mortali di San Matteo. La leggenda della traslazione vuole che le reliquie siano state portate a Salerno da Gisulfo I nel X secolo ed in seguito nel 1081, quando fu costruita la nuova cattedrale dedicata all'evangelista, furono deposte nella cripta destinata a custodirle. Agli inizi del XVII secolo la cripta fu restaurata in stile barocco su progetto dell'architetto Domenico Fontana e del figlio Giulio. La cripta ospita anche i resti dei SS. Martiri Salernitani Fortunato, Gaio, Ante e Felice, e le reliquie dei Santi Confessori. Sulla tomba di san Matteo, seminterrata, troneggia una statua bronzea e bifronte del medesimo, opera del 1605 dello scultore Michelangelo Naccherino. Tutti gli affreschi del soffitto sono opera del pittore tardo-manierista Belisario Corenzio e raffigurano scene del Vangelo di Matteo, oltre ad alcuni episodi di storia salernitana (quali L'assedio della città da parte dei francesi). I marmi che racchiudono le antiche colonne e le pareti sono della metà del Settecento e sono opera del marmista napoletano Francesco Ragozzino; sulle pareti ci sono venti statue raffiguranti San Giovanni Battista e i primi santi vescovi di Salerno.
bertistefano
Un trittico di scatti in b/n del medesimo soggetto...particolari in luce e ombra
mauriziot
Ogni cosa può essere vista in modo diverso e spesso l'occhio vede solo ciò che vuole vedere . Un tulipano bianco e rosa. Roma, febbraio 2021
davide.balsemin
Dal medesimo punto di ripresa della sera precedente. La tempesta è passata e un'altra giornata inizia
FabioCamoli
Il complesso di edifici che costituivano lo stabilimento per la pilatura del riso era stato costruito nel 1913 nel rione di San Sabba (più correttamente \"san Saba\"), alla periferia della città e fu trasformato inizialmente in un campo di prigionia provvisorio per i militari italiani catturati dopo l\'8 settembre: venne denominato Stalag 339. Successivamente, al termine dell\'ottobre 1943, il complesso diviene un Polizeihaftlager (Campo di detenzione di polizia), utilizzato come centro di raccolta di detenuti in attesa di essere deportati in Germania ed in Polonia e come deposito dei beni razziati e sequestrati ai deportati ed ai condannati a morte. Nel campo venivano anche detenuti ed eliminati Sloveni, Croati, partigiani, detenuti politici ed ebrei. Supervisore della Risiera fu l\'ufficiale delle SS Odilo Globočnik, triestino di nascita, in precedenza stretto collaboratore di Reinhard Heydrich e responsabile dei campi di sterminio attivati nel Governatorato Generale, nel quadro dell\'operazione Reinhard, in cui erano stati uccisi oltre 1,2 milioni di ebrei[3]. Per i cittadini incarcerati nella Risiera, intervenne in molti casi, presso le autorità germaniche, il vescovo di Trieste, monsignor Santin; in alcuni casi con una soluzione positiva (liberazione di Giani Stuparich e famiglia) ma in altri senza successo. I nazisti, dopo aver utilizzato per le esecuzioni i più svariati metodi, come la morte per gassazione utilizzando automezzi appositamente attrezzati, si servirono all\'inizio del 1944 dell\'essiccatoio della risiera, prima di trasformarlo definitivamente in un forno crematorio. L\'impianto venne utilizzato per lo smaltimento dei cadaveri e la sua prima utilizzazione si ebbe il 4 aprile 1944 con la cremazione di una settantina di cadaveri di ostaggi fucilati il giorno precedente in località limitrofe Villa Opicina (Trieste). Da allora, fino alla data della liberazione, il forno crematorio fu adoperato per bruciare i corpi di oltre 3500 prigionieri della Risiera, soppressi direttamente dal personale carcerario ivi operante. La Risiera, oltre ad essere usata come campo di smistamento di oltre 8000 deportati provenienti dalle Provincie orientali destinati agli altri campi di concentramento nazisti, fu quindi adoperata in parte anche come luogo di detenzione, tortura ed eliminazione di prigionieri sospettati di attività sovversiva nei confronti delle regime nazista Questo luogo è di assoluta importanza in quanto fu l\'unico campo di deportazione dell\'Europa meridionale. Il forno crematorio e la connessa ciminiera furono abbattuti con esplosivi dai nazisti in fuga nella notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, nel tentativo di eliminare le prove dei loro crimini, ma sono stati descritti successivamente dai prigionieri testimoni del campo. Tra le rovine furono ritrovate ossa e ceneri umane. Sul medesimo luogo, a ricordo, sorge oggi una struttura commemorativa costituita da una piastra metallica sul posto dove sorge il forno crematorio e da una stele che ricorda la presenza della ciminiera. Riguardo alle ipotesi sui metodi di esecuzione, esse sarebbero avvenute o per gassazione attraverso automezzi appositamente attrezzati, o con un colpo di mazza alla nuca (mazza ritrovata e custodita sino al 1977 nel museo della risiera. È stata rubata l\'anno successivo) o per fucilazione. Nel complesso le esecuzioni sarebbero state almeno cinquemila, secondo una stima approssimativa, sebbene non si disponga di dati certi. Con il D.P.R. n. 510 del 15 aprile 1965, il Presidente Giuseppe Saragat dichiarò la risiera di san Sabba Monumento Nazionale, quale \"unico esempio di lager nazista in Italia\".(Wikipedia) L\'occhio scorre dal centro dell\'immagine (il forno crematorio rimosso)verso il basso, volta a destra, seguendo la canala a terra, per poi risalire sulla stele (la ex-ciminiera)...in alto la fine delle sofferenze. Fabio.
alfredo_bruzzone
non so se possa servire come test o meno ma questa foto è fatta con d 850, 239 secondi di esposizione (lee Big Stopper + GND hard 0.6) nessuna riduzione rumore on camera, contati sulla foto non più di 10 Hot Pixel; medesimo tempo con 810, se non si applicava riduzione rumore risultava inutilizzabile
davide.balsemin
Seconda foto del passo, questa con ottica Nikkor AF-S 20 mm 1.8. Quella pubblicata in precedenza è con ottica Samyang 12 mm 2.8 fisheye. Medesimo pdr
Aldo.Pesolo
Una delle giornate più belle per poter ammirare un tramonto (San Marino)
gigivoz
La chiesa, a navata unica con sei cappelle (due di esse sono comunicanti con le prime di destra e di sinistra), presenta un alto livello di decorazione a cavallo tra il XVI secolo e il XVIII secolo. Cosimo Fanzago è l\'autore delle transenne delle cappelle e della decorazione delle cappelle di San Bruno e del Battista; sempre del Fanzago sono i festoni di frutta sui pilastri e quattro putti marmorei sulle arcate delle cappelle. Il pavimento marmoreo della navata è di frà Bonaventura Presti che riutilizzò alcuni marmi intarsiati dal Fanzago. Ai lati del portale d\'ingresso ci sono due statue del medesimo Fanzago, che tuttavia furono terminate da Alessandro Rondone; sempre nei pressi del portale sono collocate due tele di Jusepe de Ribera e sopra il portale una Deposizione di Massimo Stanzione. La volta è arricchita da un ciclo pittorico di Giovanni Lanfranco che maschera le strutture a crociera della copertura.
mauriziot
Ogni cosa può essere vista in modo diverso e spesso l'occhio vede solo ciò che vuole vedere . Un tulipano bianco e rosa. Roma, febbraio 2021
Marialucia96
Ci troviamo in un paese della Basilicata, precisamente a Roccanova in provincia di Potenza. Ho voluto realizzare questa foto per rappresentare la tranquillità che può mostrare con il proprio fisico ma che nel medesimo momento, osservando il suo volto, si può notare la preoccupazione per qualcosa. Ho voluto dare come titolo di questa foto \"Incanto\" perché molto spesso succede, agli sguardi esterni a noi, che possiamo apparire incantati.
polaroid30
E allora mi sono guardato negli occhi. Raramente ci si guarda, con se stessi, negli occhi, e pare che in certi casi questo valga per un esercizio estremo. Dicono che, immergendosi allo specchio nei propri occhi – con attenzione cruciale e al tempo stesso con abbandono – si arrivi a distinguere finalmente in fondo alla pupilla l\'ultimo Altro, anzi l\'unico e vero Sestesso, il centro di ogni esistenza e della nostra, insomma quel punto che avrebbe nome Dio. Invece, nello stagno acquoso dei miei occhi, io non ho scorto altro che la piccola ombra diluita (quasi naufraga) di quel solito niño tardivo che vegeta segregato dentro di me. Sempre il medesimo, con la sua domanda d\'amore ormai scaduta e inservibile, ma ostinata fino all\'indecenza. (Elsa Morante)